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Arcangelo (Esposito Arcangelo) è nato ad Avellino nel 1956. Vive e lavora tra Milano e San Nazzaro, in provincia di Benevento.

Nel 1976 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si diploma nel 1980

A Milano, nei primi anni Ottanta, nasce il primo ciclo di opere, Terra mia, dominato da atmosfere cupe e drammatiche, realizzate con materiali poveri e organici come terre, carboni e pigmenti puri, che tracciano una linea di discontinuità rispetto alla vivacità cromatica dei conterranei esponenti della Transavanguardia.

Terra mia è una serie che occupa Arcangelo per diversi anni e che pone le fondamenta del suo lavoro, attraverso l’elaborazione di una sigla gestuale scarnificata, che trasforma il paesaggio in una visione astratta e insieme sanguigna e carnale della natura. Il motivo della Terra, del luogo fisico e spirituale in cui si addensano segni e simboli della tradizione ancestrale, torna anche nei cicli posteriori, arricchito e amplificato da intuizioni e suggestioni derivanti dall’esplorazione di nuovi orizzonti culturali.

Tutta la ricerca di Arcangelo, scrive Ivan Quaroni, «è fondata sul radicamento e sul senso di appartenenza, e sulla condivisione di una eredità culturale, quella sannita, che egli ha saputo estendere e trasformare, fino a comprendere i retaggi di altri luoghi e altri popoli».

Un’affezione al luogo d’origine che «ha saputo evolversi e trasformarsi in qualcosa di più potente e universale, generando una pittura a vocazione “globale”, popolata di suggestioni provenienti dall’Africa e dal Vicino Oriente, dal Mediterraneo, dalla lontana Cina e da molto altro ancora».

Nello scorcio finale degli anni Ottanta il ciclo dei Pianeti si sostituisce a quello di Terra mia, sovrascrivendo sulle immagini di quest’ultimo una grammatica visiva più aerea, caratterizzata dall’introduzione del colore e di pittogrammi circolari ed ellittici che richiamano le forme delle sfere celesti. Nasce una nuova cosmologia fluttuante, soffusa di elementi lirici, nonché un ampliamento delle iconografie – ciascuna rigidamente inscritta all’interno di cicli chiusi che si susseguono per oltre tre decenni – stimolate da viaggi reali o da pellegrinaggi fantastici.

In questo crocevia di traiettorie, storie e immaginari lontani, la marca stilistica dell’artista rimane riconoscibile, con il suo amalgama di segni, macchie, accumuli di pigmento e screziature della superficie. Arcangelo dipinge quasi senza mediazione di strumenti, ora stendendo il colore sulla tela con gesti rapidi e precisi della mano, ora imprimendo il pigmento con le dita, come se cercasse la verità della pittura nell’umana e fallibile fisiologia del segno.