Risotto solidale
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Leggi tuttoIl simbolo della Contrada sono le insegne della basilica (mitria, ombrello vescovile, chiavi prepositurali e bastone pastorale).
Costituisce il cuore di Legnano con l’antica basilica disegnata dal Bramante. Ebbe le funzioni di centro religioso della zona all’epoca di San Carlo Borromeo, il quale trasferì a San Magno il titolo di chiesa cattedrale, prima goduto da Parabiago. La leggenda di S. Magno coincide un po’ con quella della città. I colori di Contrada sono anche i colori araldici di Legnano: il bianco e il rosso concretati in una ben definita insegna civica con la pianta e il leone rampante.
L’albero è il gelso, il leone rampante è simbolo d’assalto e di guerra e potrebbe collegarsi alla battaglia, se non ci fosse la leggenda. In tempi remotissimi dove adesso si apre la piazza cittadina, vi era isolato nella pianura un grosso cerro e il campo, in cui il tronco sorgeva, era candido di neve, allorché un contadino che lavorava quella terra, giunse una mattina d’inverno presso la pianta, da cui tagliava rami secchi per alimentare il suo focolare. Nel candore quasi argenteo della neve la pianta forte e nodosa spiccava nel suo bruno colore.
Il contadino la guardò compiaciuto e rivoltosi al cielo pensò: “Quant’è forte questo cerro che resiste alla neve e al gelo; potessimo noi uomini resistere parimenti alle inclemenze della vita!” . All’improvviso comparve la figura di un uomo dall’aspetto ieratico e severo che rispose: “Ho letto il tuo pensiero ed essendomi concesso nel giorno di San Magno, a me consacrato, di esaudire il tuo desiderio, io ti fortificherò come vuoi. Ti piacerebbe avere la forza di un leone, il coraggio di un leone, da potenza di un leone?”. “Altroché”, rispose il contadino battendosi la mani sul petto villoso in verità già molto forte. “E che dovrei fare?”. “Afferra quel coniglio che è lì vicino alla pianta” disse il santo, “ed uccidilo. Con il suo sangue cospargi la neve”.
Il contadino ubbidì, prese il coniglio, lo sgozzò e la neve divenne rossa per un largo tratto. “Ora vai su quella neve insanguinata”, ordinò il santo e ancora una volta il contadino ubbidì. Ma appena posto piede sulla zona rossa il contadino si accorse che le sue membra erano diventate fulve e pelose, aveva quattro zampe provviste di artigli, una criniera fulva e ruggiva facendo risuonare tutta la pianura.
Così sulla neve bianca stava una pianta, sulla neve rossa stava un leone terribile. Il contadino avrebbe voluto ridiventare uomo, ma il santo gli disse “Ora rimani leone. La tua superbia lo ha voluto”. E dicendo queste parole sparì. Un’altra leggenda vuole che le due strisce rosse presenti nello stemma di contrada siano il sangue lasciato sulla neve bianca dai Santi Sebastiano e Rocco venuti nottetempo ad ammirare gli affreschi che li ritraggono nella Basilica di San Magno.
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